Thirty years of battles, inside and outside the factories. The workers' movement and social achievements. The 20th century and democracy in Italy. And not only.
Ruvide: «stories about struggles and work» is the multimedia archive of the Spi-Cgil that encompasses the epic of workers from the post-war period to the early 1980s.
A glossary of the conflict with hundreds of testimonies collected on video: workers, factory delegates, civil servants, militants of left-wing parties and organisations, trade union activists and leaders, women and men who fought for a better country.
Ruvide is a trade union novel, the biography of a generation that chose to fight for itself and for others.
The individual stories are the skeleton of a collective tale that is an essential part of Italian affairs.
The historical archive of the Spi-Cgil was created by the Centre for Permanent Journalism, an association of young journalists, graphic designers, videomakers and photographers.
For Ruvide, we took care of the communication strategy and identity project, specially designing a variable typeface which was then used for the artwork and animations.
Font in use:
→ Ruvide — FF3300
From the website of SPI CGIL:
Debutta Ruvide, storie di lotta e lavoro, l’archivio audiovisivo sul movimento operaio italiano, tra gli anni ‘60 e gli esordi degli anni ‘80.Il progetto è composto da centinaia di interviste ai testimoni oculari e ai protagonisti di una stagione che ha sconvolto le fondamenta della neonata democrazia italiana.
Ad andare in scena sono operai e operaie, braccianti e mondine, delegati dei consigli di fabbrica, intellettuali, funzionari e militanti dei partiti e delle organizzazioni della sinistra. Una moltitudine anonima di uomini e donne, eredi consapevoli della Resistenza, che hanno macinato diritti, conquistato tutele, reggendo agli urti della strategia della tensione e delle bombe neofasciste.
Le interviste riportate nell’Archivio si focalizzano sulle grandi e piccole vertenze industriali, sulle battaglie per i diritti civili, sulla quotidianità, i desideri e le frustrazioni di un mosaico umano in fibrillazione.
Il ‘68 degli studenti e il ‘69 degli operai. Le rivolte contadine degli anni ‘50. Lo sfruttamento e la repressione del dissenso. La questione meridionale e il processo migratorio verso le città industriali del Nord Italia. La seconda ondata femminista e il ‘77. Il Pci, il Psi, il Psiup, il Manifesto e i gruppi della sinistra extraparlamentare, tra cui Lotta continua e l’Autonomia operaia. Il sindacato, la Cgil in primis, e la democrazia.
Una storia, di parte, dell'Italia repubblicana. La biografia di una generazione che ha scelto di combattere per sé e per gli altri.
Quindi, parola alla classe lavoratrice.
Ruvide è realizzato dal Centro di giornalismo permanente (Cgp), un collettivo di reporter, videomaker e fotografi autonomi, fondato nel 2018 per rispondere alla sfide che la contemporaneità del mondo del lavoro pone. E dallo Spi-Cgil, il sindacato dei pensionati: l'organizzazione ha letteralmente spalancato le porte delle Camere del Lavoro di tutta Italia per mostrare l’immenso patrimonio esistenziale a disposizione.
«Un lavoro che restituisce la dignità del movimento operaio in questo Paese. Ripercorrere la storia ci è utile non solo a ricordare, ma soprattutto a renderci conto di ciò che si è conquistato grazie al movimento sindacale e cosa si è dovuto fare per arrivarci» , spiega Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi-Cgil. «Fare in modo che questa storia si conosca è uno strumento utile alle nuove generazioni e alle lotte che devono e dovranno affrontare. Non è un caso che questo progetto nasca dalla collaborazione del Sindacato dei pensionati che sono stati protagonisti di quegli anni e un collettivo di giovani giornalisti freelance e precari».
Gli autori di Ruvide sono Maurizio Franco, Marco Mastrandrea, Giovanni Culmone, Filippo Poltronieri, Margherita Simionati e Ludovico Tallarita. L’impianto grafico è partorito dall’agenzia FF3300. La regia e la supervisione storica sono dello Spi-Cgil.
«Abbiamo conosciuto centinaia di persone lungo il nostro viaggio. Ognuna aveva un’esperienza diversa da raccontare, un episodio, un aneddoto da restituire. E questo ci ha entusiasmato perché abbiamo toccato con mano un pezzo di storia, che è la loro ma è anche la nostra», dice Maurizio Franco del Centro di giornalismo permanente. «Davanti alle telecamere, gli intervistati hanno provato di nuovo le emozioni e la rabbia per le ingiustizie patite, nonostante gli anni trascorsi. Non percepiscono il passato come un luogo della memoria, ma come materia viva e incandescente, su cui ancora porre degli interrogativi».
Il progetto si è dotato di un proprio canale YouTube per rendere le testimonianze fruibili il più possibile. Contenuti da condividere con tutti coloro che intendono cimentarsi con un passato ancora da metabolizzare. Studenti e docenti di ogni ordine e grado, dottorandi, ricercatori o semplici appassionati di storia. L’obiettivo è innescare un dibattito sugli anni d’oro del conflitto sociale per comprendere le dinamiche del presente.
Le cartelle tematiche mettono ordine al bailamme delle voci operaie. Categorie come “sciopero”, “le fabbriche delle donne” e “i metalmezzadri” rendono immediata la navigazione. Ogni intervista è correlata da una mini-sinossi e da un titolo che circoscrive le questioni analizzate, il tempo e il luogo delle storie raccontate.